Nosy Iranja, un’isola per naufraghi ‘di lusso’
Avete mai sognato di trovarvi in un posto che ha tutto il fascino di un’isola deserta, ma con i comfort e le sicurezza che solo una struttura ricettiva di alto livello può regalarvi? Se volete che il sogno si trasformi in realtà dovete visitare il Madagascar, e in particolare l’isola di Nosy Iranja, la perla dell’arcipelago di Nosy Be.
Ad accogliere i fortunati ‘naufraghi’ ci sono un mare turchese, la sabbia bianca ed una striscia sottile di terra che collega le due isole. Due? Sì, perché con la bassa marea Nosy Iranja è un unico lembo di terra, mentre quando sale il livello delle acque viene separata in due parti, chiamate Grande Iranja e Piccola Iranja (quest’ultima privata e non aperta ai visitatori).
Su Grande Iranja si trovano le strutture ricettive di alto livello, anche con l’opzione ecologica, come il Naranja Lodge gestito per l’Italia da Press Tours Netto. La vita marina presente nelle acque di Nosy Iranja è dominata dalle tartarughe embricate, che proprio qui vengono a deporre le uova e sono oggetto di uno studio scientifico. Oltre alle testuggini, in mare vivono esemplari di mante, razze, innumerevoli pesci e tanti coralli coloratissimi.
Ma a Nosy Iranja non bisogna fermarsi al solo mare, nonostante esso rappresenti l’aspetto più pregevole dell’isola. Questo vero e proprio paradiso terrestre permette anche di venire a contatto con la realtà locale e con le tradizioni di un piccolo villaggio di pescatori, caratterizzato dalla costante presenza di grossi polpi lasciati essiccare al sole.
Inoltre, non può mancare un’escursione all’interno dell’isola con la vista dall’alto della lingua di sabbia e della Piccola Iranja, con la visita al faro abbandonato che porta con sé memorie di un tempo ormai molto lontano, e della scuola con i bambini che salutano i turisti, vogliosi di scambiare con loro qualche parola.
Tutto questo rende davvero stupenda l’atmosfera nell’isola di Nosy Iranja e lascia un segno indelebile nella mente e nello spirito di chi ha avuto la fortuna di calpestare il suo suolo. Un’avventura unica, un’esperienza che imprime nel cuore la bellezza di questo posto e scatena quella malattia dei viaggiatori nota come Mal d’Africa.