Malindi, l’Africa dei sogni
Malindi è un angolo di paradiso sulla Terra, dove il calore della popolazione e le meraviglie naturali regalano a ogni visitatore momenti unici, indimenticabili. Già Vasco da Gama si era accorto di quanto fosse magico questo posto, quando nel 1498 fu accolto da una inattesa ospitalità.
Oggi Malindi è un luogo da favola, molto sviluppato dal punto di vista turistico. Le strutture ricettive, soprattutto di lusso, pullulano lungo le spiagge di Malindi. Spesso si tratta di grandi catene, come il Sandies Tropical Village (presente anche a Zanzibar) che ha alle spalle un tour operator come Condor; insomma imprese internazionali e affidabili.
Malindi in sé è una piccola cittadina al centro di una fascia di bellissime spiagge, che però rappresenta anche un’importante base per visitare posti come le rovine di Gedi (la misteriosa città fantasma) e la foresta di Arabuko-Sokoke. La sua attitudine alla vita da spiaggia, tuttavia, rende Malindi una meta molto legata alle condizioni meteorologiche: aprile, maggio e giugno sono i mesi più piovosi, ad agosto l’acqua è al massimo della sua visibilità e le piogge sono scarse, mentre a dicembre e a gennaio il clima si presenta più secco.
Una delle principali attrazioni di Malindi è la barriera corallina, racchiusa nel Parco Nazionale e Riserva Malindi/Watamu. A luglio e ad agosto, fino agli inizi di settembre, la località si trasforma in un piccolo centro di surf, grazie alle onde che entrano nella baia dopo aver rotto sulla barriera corallina, spinte dal monsone proveniente da sud.
Il miglior modo per muoversi a Malindi è la bicicletta (molti posti le affittano) sia perché la conformazione piatta del territorio non necessita particolare allenamento, sia perché i punti di maggiore interesse, come Gedi e Watamu, sono rispettivamente a 90 minuti e a 2 ore di strada. Più lontana, ma non irraggiungibile, è anche la foresta di Arabuko-Sokoke.
Malindi è quindi un luogo dove relax, natura e cordialità si fondono per offrire ai turisti momenti indimenticabili, di quelli che causano il mal d’Africa e fanno rigare le guance di lacrime al ritorno a casa.